APPROFONDIMENTI SULLA XVIII ASSEMBLEA DIOCESANA ELETTIVA AC LUCCA
Sabato 17 Febbraio 2024 presso la sala parrocchiale di Capannori , si è riunita in assemblea l’Azione Cattolica Diocesana, per una giornata di comunione e di fraternità nel corso della quale si è lavorato sui temi proposti dall’ Azione Cattolica Nazionale in una traccia diffusa già alla fine dello scorso anno.
I CONSIGLIERI ELETTI DALL'ASSEMBLEA DIOCESANA:
SETTORE ADULTI |
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GABRIELE VIVIANI |
ELETTO |
FRANCESCA PACINI |
ELETTA |
MARCO MECCHI |
ELETTO |
RAFFAELE SAVIGNI |
ELETTO |
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SETTORE ACR |
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MARIAGRAZIA LOMBARDI |
ELETTA |
ELISA VENTURI |
ELETTA |
MANOLA GRASSI |
ELETTA |
ADRIANO TOCCHINI |
ELETTO |
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SETTORE GIOVANI |
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MATTEO GEMIGNANI |
ELETTO |
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VIDEO CON I VARI INTERVENTI DURANTE LA GIORNATA ASSEMBLEARE AC LUCCA
RELAZIONE FINALE DEL PRESIDENTE DIOCESANO USCENTE GABRIELE VIVIANI
INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO DI LUCCA MONS. PAOLO GIULIETTI
INTERVENTO ASSISTENTE ACR DON MICHELE
INTERVENTO ASSISTENTE UNITARIO DON RENATO
INTERVENTO DI SALUTO SILVIA ORLANDINI (NAZIONALE) E GABRIELLA PENNINO (REGIONALE)
VIDEO INTERVISTA A DUE EX PRESIDENTI DIOCESANI LENA MATTEONI E ANTONIO TORRE : SUL MOVIMENTO CATTOLICO A LUCCA
ESPOSIZIONE IN PLENARIA DEI COORDINATORI DEI GRUPPI SINODALI
VIDEO PROIETTATO ALL'INIZIO DELL'INCONTRO SINTESI DEL CAMMINO ASSOCIATIVO 2020-24
VIDEO INTEGRALE DELLA GIORNATA ASSEMBLEARE
SCHEDE DI LAVORO DEI GRUPPI SINODALI
1 - “COMUNIONE E RESPONSABILITA’”
In AC parlando di responsabilità, spesso pensiamo solamente alla sua declinazione in ambito associativo (educatori, responsabili parrocchiali o diocesani) e tendiamo a dimenticare che la responsabilità deve essere una meta e uno stile con cui vivere tutta la nostra crescita formativa, a misura di ciascuno e ciascuna. Per questo motivo è utile parlare insieme di responsabilità e di comunione: la comunione è infatti una promessa, un anelito, un orizzonte ampio per leggere anche la responsabilità. La comunità cristiana tende alla comunione come tende al Regno di Dio che cresce ogni giorno e si realizzerà nella pienezza dell’ultimo giorno.
Comunione e responsabilità sono, così, nella loro correlazione il modo di vivere dei discepoli missionari, nell’ottica corresponsabile di chi si apre alla Storia e alle storie personali, e nella dimensione di chi sceglie di avere a cuore l’interesse di tutte e tutti. Avere a cuore l’interesse di tutti e tutte ci chiede di mettere in atto buone prassi comunitarie e di sognare e dare vita a una responsabilità associativa che ci renda più responsabili anche altrove, nella scuola, nel lavoro, in famiglia, nelle relazioni, nella Chiesa, nella società. L’AC non può essere vissuta come un’agenzia di servizi per cui lavoriamo, ma come un luogo dove siamo persone a tutto tondo.
Questa consapevolezza porta molto frutto e ci riscatta dalla sensazione di essere un’associazione di soli responsabili. Siamo, invece, un’associazione di persone che si prendono cura le une delle altre: cura verso coloro di cui si è responsabili, ma anche cura tra responsabili, e cura verso chi vive il momento di “passare la palla” della responsabilità associativa dopo un percorso più o meno lungo. Lo sappiamo, solo chi si lascia accompagnare accompagna. In questo spazio di cura reciproca non dimentichiamo di camminare fianco a fianco, in una Chiesa che attende e sa stare al passo di ciascuno e ciascuna. Infatti, un posto speciale è ricoperto dagli assistenti, nostri compagni di viaggio, corresponsabili nella costruzione del Regno.
Nel pensare a comunità e responsabilità, però, non possiamo nasconderci dietro un dito: spesso la fatica, la stanchezza e lo scoraggiamento sembrano prendere il sopravvento. Dobbiamo sempre ricordarci che la fatica della responsabilità è in fondo la fatica della complessità della vita delle persone: evitiamo di perderci nella sua continua analisi, piuttosto coltiviamo uno sguardo di speranza e di conversione verso immagini nuove di responsabilità e di comunità per il Paese, la Chiesa e l’associazione. Allora, ogni fatica,grande o piccola che sia, può diventare l’opportunità di riscoprire la bellezza che viene dalla nostra fede, vissuta come cammino condiviso alla luce dello Spirito e in comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori, che hanno camminato nella santità.
LAVORO ELABORATO DAL GRUPPO AC DELLA GARFAGNANA
Nelle guide dell’AC, da sempre si fa riferimento alla RESPONSABILITA’, mantenendo però l’attenzione sulla persona, che rimane il centro di tutta l’attività.
proprio per questo ognuno di noi deve sentirsi responsabile in prima persona nel rendere l’ AC ed i suoi luoghi, accoglienti e che richiamino e creino la COMUNITA’. Tutti devono perciò essere consapevoli di appartenere ad una comunità e devono sentirsi corresponsabili.
Il gruppo degli educatori prepara incontri ed attività insieme
le AC locali creano e condividono (tramite i vari organismi, equipe, presidenze, consigli) commini comuni con tutte le altre AC diocesane e non solo
l’AC diocesana/locale adatta le linee nazionali alle varie realtà e alle persone presenti
E’ per questo fondamentale “camminare” sempre in gruppo, mai da soli, perché COMUNIONE è sentirsi RESPONSABILI ANCHE PER L’ALTRO, AD ESSERE SEMPRE IN RELAZIONE; è cercare l’incontro, è accompagnare l’altro sullo stesso nostro piano di azione, senza sentirsi né superiori, né inferiori; è creare un clima di cordialità e accoglienza, attraverso il dialogo chiaro e l’ascolto, anche attraverso il linguaggio del corpo.
Ognuno di noi deve sentirsi responsabilizzato nello svolgere al meglio gli impegni presi e soprattutto a rispondere SI alla chiamata ai vari servizi/incarichi per i quali è scelto, ricordando sempre che la risposta non è solo per noi stessi ma a beneficio di tutta la Comunità dei fratelli.
Acquisire questa consapevolezza porterà ognuno di noi ad avere uno stile di vita che scaturisce dalla fede e dall’ascolto della Parola.
Per favorire tutto ciò sarà importante promuovere la collaborazione e il gioco di squadra, evidenziando che ognuno è indispensabile e che la mancanza di uno solo, farà peggiorare il risultato finale. Si dovrà far diventare tutto ciò uno stile di vita all’interno dei gruppi.
Dobbiamo inoltre abituarci ad abituare i gruppi a leggere e prendere confidenza con la Parola di Dio per dare un senso profondo al cammino personale e di gruppo.
Sarà inoltre fondamentale tenere a mente l’importanza della formazione personale, che non è mai a senso unico, bensì reciproca (ogni educatore impara dall’altro ed impara dai ragazzi che sono a loro volta fonte di ricchezza educativa) senza mai adeguarci alle mode del momento.
Il tipo di percorso scelto dall’AC è particolarmente impegnativo e sopratutto coinvolge tutto il proprio modo di essere personale
tutto ciò, insieme al mancato raggiungimento degli obiettivi sperati, possono portare alla stanchezza fisica e soprattutto spirituale.
Questa condizione personale può essere superata o evitata attraverso la CONDIVISIONE col gruppo o con gli assistenti, ma soprattutto con il confronto, nel quale evidenziare i risultati ottenuti e le “buone cose” accadute. Cercando inoltre di sottolineare i talenti scoperti durante il percorso fatto insieme, sia in noi stessi che nei nostri compagni di viaggio (educatori, bambini, genitori….)
Altri strumenti di contrasto alla fatica quotidiana sono la preghiera (soprattutto comunitaria), la lettura della Parola (vedi Mt 11,25-30) e l’acquisire consapevolezza del nostro debito verso il Padre per i tanti doni.
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone prassi in questo anno assembleare.
DOMANDE DI GRUPPO
“Comunione è sentirsi responsabile anche per l’altro” Cosa significa concretamente per me? Come possiamo realizzare tutto ciò anche nei nostri gruppi?
Oltre ad essere comunità ed essere responsabili all'interno delle nostre associazioni, come possiamo essere segno di comunione anche verso le nostre parrocchie e le realtà in cui ognuno di noi vive?
La stanchezza e talvolta il pessimismo, possono travolgerci. Suggerisci azioni e comportamenti che possono evitare tutto ciò o che ci possono aiutare a risollevarci.
DOMANDE
• Quali sono le modalità che vogliamo riscoprire o adottare per accompagnarci vicendevolmente nella responsabilità in questo tempo di cammino assembleare? In quali buone prassi si traducono?
• Rileggiamo il capitolo 5 del Progetto formativo e chiediamoci: come possiamo promuovere la corresponsabilità come stile di vita nell’ordinarietà dei nostri cammini formativi diocesani per i ragazzi, i giovani e gli adulti?
• Quali sono i modi concreti per rileggere la fatica, in particolare quella che sperimentiamo a fine triennio, in chiave spirituale? In quali buone prassi si traducono?
ESERCIZI
• Parola: a conclusione di questo triennio proviamo a organizzare un Consiglio diocesano in cui, sui temi della responsabilità e della comunione, la Parola e la condivisione della fede siano il centro dell’incontro.
• Ascolto: per il prossimo anno associativo proviamo ad avviare prassi di discernimento che si lascino guidare da uno sguardo profetico sull’associazione che chiama personalmente alla responsabilità e che non siano condizionate solo da necessità organizzative.
LAVORO ELABORATO DAL GRUPPO AC DI LUCCA
2 - “ SPIRITUALITA’ E SINODALITA’”
PREMESSA
Come tutti e tutte saprete, dal 25 al 28 Aprile si terrà a Roma l’Assemblea Nazionale dell’AC. Per prepararci a questa occasione ci è stata fornita una traccia di lavoro. Tale traccia suggerisce alcune domande da porci e su alcuni esercizi da fare su determinai temi. Al gruppo di Lucca e della Piana è stato chiesto di confrontarsi su SPIRITUALITA’ E SINODALITA’, Proponiamo le riflessioni, che abbiamo elaborato nel corso di due recenti incontri.
Il tempo a nostra disposizione non è stato molto, ma dalla discussione fatta sono emerse delle considerazioni che sono riassunte come segue:
Siamo partiti dalla definizione linguistica delle due parole, estratte dalla enciclopedia Treccani e che sono:
Sinodalità agg. [dal lat. tardo synodalis, der. di synŏdus «sinodo»]. – Del sinodo, relativo al sinodo, in senso ecclesiastico: prescrizioni, decisioni, deliberazioni sinodali. In partic., età s. (o canonica), l’età minima di 40 anni stabilita dal concilio di Trento (1545-1563) per le donne al servizio di ecclesiastici: Perpetua, ... la serva di don Abbondio, ... aveva passato l’età s. dei quaranta (Manzoni); quindi, fig. e quasi sempre scherz. (soprattutto per reminiscenza dell’esempio manzoniano), età piuttosto matura: ha ormai raggiunto, ha passato da un pezzo l’età sinodale. ◆ Avv. sinodalménte, in sinodo, da parte del sinodo, in riunione sinodale: riunirsi, deliberare sinodalmente.
Sìnodo s. m. (letter. e ant. anche f.) [dal lat. Tardo synŏdus (f.), gr. σύνοδος (f.) «adunanza, convegno» (e in astronomia «congiunzione di astri»: v. congiunzione), comp. di σύν «con, insieme» e ὁδός «via»]. – 1. Nell’antica Grecia, adunanza, assemblea. In partic., l’assemblea della lega achea 2.Nel linguaggio eccles.:a.ant. Sinon. Di concilio: fu anco decretato di scriver lettere per nome della santa sinodo generale a’ padri rimasti in Trento (Sarpi).b.Assemblea dei preti e di altri fedeli di una diocesi, indetta dal vescovo (propriam.,s. diocesano), con il compito di prendere in esame ciò che concerne la cura pastorale e in genere la vita della Chiesa. c. S. dei vescovi, organismo collegiale di circa 200 vescovi, rappresentativo di tutto l’episcopato cattolico, istituito dal papa Paolo VI (1965), con la funzione di coadiuvare il pontefice nel governo pastorale di tutta la Chiesa. 3. Nella Chiesa valdese, assemblea legislativa annuale di tutti i pastori e di altrettanti membri laici eletti dalle varie chiese. 4.Nella Chiesa russa, Santo S., organo amministrativo corrispondente a una specie di ministero per gli affari del culto, istituito da Pietro il Grande nel 1721 per assicurare la dipendenza della Chiesa dallo stato, e soppresso (1917) dopo la caduta dello zarismo.
Spiritualità s. f. [dal lat. tardo spirit(u)alĭtas -atis]. – 1. Il fatto di essere spirituale, di avere natura o carattere spirituale: la s. dell’anima, degli angeli; la s. di un rapporto di amicizia. 2. Particolare sensibilità e profonda adesione ai valori spirituali: la sua s. lo porta a disinteressarsi dei problemi concreti; uomo, artista, scrittore di grande s.; per estens.: la s. di una composizione musicale; uno sguardo, un volto di intensa spiritualità. In partic., l’insieme degli elementi che caratterizzano i modi di vivere e di sperimentare realtà spirituali, sia con riguardo a forme di vita religiosa, sia con riferimento a movimenti filosofici, letterarî e sim.: la s. del cristianesimo, del buddismo; la s. francescana; i caratteri proprî della s. romantica.
Dalla lettura sopra, specialmente del temine Spiritualità, si comprende come nelle diverse indicazioni sia assente il riferimento specifico allo Spirito Santo e quindi non si prende in nessuna considerazione la spiritualità come momento di “dialogo” con Dio. E questo è un argomento da discutere e approfondire: il nostro operare nella spiritualità, nell’ascolto e con il sostegno dello Spirito Santo.
Ci è stato poi ricordato come la parola Sinodo compaia nel Vangelo solo una volta e come venga utilizzata per indicare una “carovana”, quindi una situazione in cui persone diverse, per natura, origine, provenienza e formazione culturale procedono insieme in un cammino verso una meta comune. E questo è il momento che stiamo vivendo nella nostra Chiesa locale, in quella nazionale e in quella mondiale. Un vero cambiamento di epoca. Non facile ma necessario.
Queste le parole della riflessione che ci è stata proposta: “il Sinodo, per noi laici di AC, non può costituire una della “cose da fare”; al contrario, deve essere un’ulteriore occasione di conversione profonda nella quale riscoprirci desiderosi di ascoltare lo Spirito e al contempo bisognosi di fraternità, capaci di dare il nostro personale contributo alla vita della Chiesa.”
Quindi risulta evidente come spiritualità e sinodalità siano strettamente legate e rappresentino un tassello fondamentale del progetto pastorale per il futuro Tocca a noi, come laici e presbiteri dell’AC, fare proposte e dare un contributo alla discussione aperta in questa stagione sinodale.
Papa Francesco ha definito l’AC “palestra di sinodalità” e questo in ragione di un metodo che viene applicato in ogni contesto: Azione, Preghiera e Studio sono i cardini attraverso i quali, grazie all’azione dello Spirito Santo, si può rispondere alla voce di Dio dentro di noi.
Vedere, Giudicare e Agire sono i tre verbi da utilizzare per mettere in pratica il metodo AC nelle diverse declinazioni della sua organizzazione.
Dato quindi che il metodo AC è strumento utile a coniugare spiritualità e sinodalità, possiamo:
confrontarci alla pari in un contesto dove le cose che non sono funzionali non sono prese in considerazione: si discute e ci si confronta apertamente ma, grazie all’azione dello Spirito Santo, procediamo tutti insieme, senza alcun “dirigenzialismo”;
mantenere aperto il dialogo: abbiamo sensibilità diverse, ma siamo tutti uguali e tutti alla pari, nessuno insegna e tutti imparano. Nessuno è migliore anche se la società attuale ci fornisce modelli di individualismo estetico e di egocentrismo che spostano l’attenzione verso l’io e non verso il noi;
imparare ad ascoltare ed essere curiosi perché più si è curiosi più si è in grado di imparare ed apprendere
andare incontro al bisogno che può anche non essere solo materiale: ad ognuno deve essere riconosciuta pari dignità a partire da un lavoro che consenta alle persone di essere “riconosciute” anche per le proprie capacità e le proprie inclinazioni
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone prassi in questo anno assembleare.
DOMANDE DI GRUPPO
Come riportare/portare Dio nella vita di ognuno e riprendere ad ascoltare lo Spirito Santo perché ci guidi nel cammino comune verso gli altri?
Ascolto, dialogo e confronto: come assumere questi atteggiamenti nel percorso Sinodale?
Come andare riconoscere dove sono i bisogni immateriali, come andargli incontro e quali strumenti adottare per essere un aiuto concreto?
DOMANDE
• Quali sono le sfide che il cammino sinodale ha consegnato alla nostra associazione? (temi, scelte, riflessioni avviate e da avviare…) Quali sono, invece, le attenzioni che, da laici di AC, stiamo introducendo nel percorso sinodale, mettendoci al servizio sincero della Chiesa?
• In che modo ci mettiamo in ascolto della vita delle persone? Quali strategie sinodali mettiamo in campo per “camminare insieme dietro al Signore, verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo”?
• Consapevoli che “tutti” non siamo solo noi, in che modo desideriamo progettare alleanze che ci consentano di intraprendere passi comuni e contribuire a percorsi di conversione pastorale?
ESERCIZI
• Parola: il sinodo ci ha consegnato una particolare attenzione per i luoghi da abitare, nei quali riscoprire la presenza del Signore. Desideriamo chiederci quali sono i luoghi dai quali possiamo lasciarci evangelizzare e dove possiamo davvero essere associazione sinodale. Vogliamo quindi impegnarci a definire delle prassi affinché la nostra associazione possa radicarsi e rappresentare il Vangelo incarnato, anche in quei luoghi che individueremo.
• Ascolto: vogliamo impegnarci ad assumere la metodologia della conversazione nello Spirito come stile di confronto permanente nelle nostre riunioni associative; in particolare, sarebbe auspicabile dedicare una sessione di consiglio diocesano per approfondire un tema discusso e sensibile (anche verso la redazione del documento assembleare) mediante la conversazione nello Spirito.
• Missione: l’atteggiamento sinodale ci ha condotti a superare la logica intra/extra provando a individuare altre realtà con le quali compiere scelte comuni e passi condivisi.
Nello specifico, sarebbe auspicabile intercettare altre realtà con cui condividere un percorso di riflessione che si inserisca nel nostro cammino assembleare. Tuttavia, non preoccupiamoci di attivare necessariamente collaborazioni “stabili”: anche un solo appuntamento e/o una sola attività ci consentono di fare rete e attivare processi.
3 - “ CULTURA E FORMAZIONE’”
In Azione Cattolica parliamo di formazione in relazione a un progetto, con la fiducia che formarsi e formare non siano due azioni isolate o estemporanee. Quella che il Progetto Formativo propone è una formazione costante, integrale, a lungo termine e graduale che riesce nella relazione con Cristo, a costruirsi su di Lui e divenire strada verso Lui. Siamo chiamati a vivere pienamente gli ambienti di vita per poter accogliere il desiderio di formazione particolarmente presente in questo tempo. Promuoviamo una vocazione alla prossimità, che riesca, nella semplicità ad accompagnare la vita di ciascuno. La formazione diventa cultura se riesce a intuire e leggere con profondità le domande delle persone e, grazie ad un discernimento guidato dalla Parola, è capace di condividere degli strumenti concreti e accessibili, utili a cercare delle risposte ai bisogni effettivi del territorio.2 Agiamo affinché ogni persona che incontriamo possa trovare nelle proposte di AC strumenti culturali che contribuiscano a crescere come individui.
In un contesto sociale estremamente precario, frammentato e solitario, proviamo a chiederci se possiamo ripartire da queste difficoltà per individuare sfide e strade da percorrere comunitariamente per proporre una formazione integrale.
Questo processo necessita di uno spazio docile all’azione dello Spirito in cui ciascuno è consapevole di non essere solo, di sentirsi libero nel proprio percorso e benedire il proprio tempo. Si configura come un’opera di costruzione, decostruzione e ricostruzione costante.
In questa prospettiva la formazione parte proprio dalla cura delle relazioni semplici e autentiche che crescono nell’ascolto della Parola e all’interno di una vita comunitaria sempre più accogliente.
Oggi vogliamo ricordarci quanto “formarsi” possa essere considerato un atto di responsabilità sociale, capace di generare processi nella comunità, attraverso mezzi, strumenti e, soprattutto, domande in grado di accompagnare ciascuno e ciascuna nel proprio percorso di vita.
LAVORO ELABORATO DAL GRUPPO MEIC DI LUCCA
Come soci MEIC ci sentiamo interpellati soprattutto da questa parte della traccia:
Agiamo affinché ogni persona che incontriamo possa trovare nelle proposte di AC strumenti culturali che contribuiscano a crescere come individui. In un contesto sociale estremamente precario, frammentato e solitario, proviamo a chiederci se possiamo ripartire da queste difficoltà per individuare sfide e strade da percorrere comunitariamente per proporre una formazione integrale.
L’apporto del MEIC all’Azione cattolica consiste nel sottolineare l’importanza della mediazione e del discernimento culturale, ossia di una riflessione attenta all’incarnazione della fede cristiana nel contesto culturale del nostro tempo, segnato dalla rivoluzione digitale (si pensi alla sfida dell’intelligenza artificiale) e da quella antropologica (con l’inedita sensibilità per le questioni della genitorialità e del fine vita), dal trionfo dell’individualismo neoliberale e radicale e dall’emergere di movimenti ecologisti, femministi (anche intersezionali), LGBTQ e animalisti (antispecisti). Sul piano ecclesiale appare urgente una valorizzazione dei carismi dei laici in direzione del superamento di ogni forma di clericalismo e di una piena corresponsabilità fra laici e ministri ordinati. È poi fondamentale elaborare nuove forme di annuncio e di catechesi che tengano conto della diffusa ignoranza religiosa e del prevalere di modalità di approccio incentrate sulle immagini, sui social e sull’intelligenza artificiale. Infine è urgente una profonda riconsiderazione del ruolo delle donne nella Chiesa: a tale scopo, è importante ripensare, in forme più inclusive, i linguaggi liturgici e, più in generale, ecclesiali senza dimenticare il problema, sempre aperto, dell’ordinazione (diaconale) femminile.
Non si tratta di adottare o rincorrere acriticamente le tendenze culturali e sociali della nostra epoca ma di riflettere in profondità e con coraggio su questa mutazione antropologica sia per individuare i possibili punti di forza per un rinnovamento delle modalità di trasmissione della fede alle nuove generazioni, che hanno bisogno di ritrovare la fiducia nel futuro, sia per promuovere una rilettura della dottrina cattolica, specialmente sui temi ecclesiologici, antropologici e morali.
Riteniamo importante curare una formazione biblica che non significhi ripiegamento spiritualistico e intimistico e rinuncia al metodo storico-critico ma si radichi in una preparazione culturale generale solida e accompagnata da una formazione teologica di base che pur non inseguendo le mode non ignori i grandi dibattiti in corso. Per questo abbiamo organizzato alcuni incontri per illustrare le riflessioni di alcuni teologi e teologhe sulla donna e sulla sessualità, sulla sinodalità e sul ministero episcopale.
Riteniamo poi che l’ecumenismo non possa essere limitato a qualche isolato evento dell’anno ma debba costituire un impegno permanente e strutturale per tutte le realtà cattoliche: i cristiani non potranno essere credibili di fronte al mondo se non sapranno parlare con la stessa voce sui grandi temi del nostro tempo, sia pure nel rispetto delle differenze confessionali.
Riteniamo inoltre necessario riflettere sulle nuove possibili forme di ministerialità laicale (ora anche le donne possono accedere ai ministeri istituiti) e al tempo stesso allargare lo sguardo dalla prospettiva intraecclesiale a quella del dialogo con le culture contemporanee, che richiede nuove modalità di presentazione della fede. Non può essere infatti credibile una fede che non sappia rendere ragione di sé stessa e non sappia porsi al centro del dibattito culturale, sociale ed intellettuale del nostro tempo in modo significativo ed incisivo. Il MEIC può apportare un contributo significativo se saprà elaborare proposte per una nuova cultura della cittadinanza e per un’etica e spiritualità delle professioni. Su questi versanti il MEIC è impegnato da anni e deve continuare a farlo in modo sempre più efficace, anche tenendo conto della crisi profonda che purtroppo stanno attraversando le associazioni laicali legate alle professioni. Eppure è proprio negli ambienti del lavoro e delle professioni che il cristiano può incontrare non praticanti e non credenti coi quali dialogare, portando la propria testimonianza e ove possibile forme rispettose di annuncio (un tempo si parlava di “preevangelizzazione”).
Nell’ambito dell’AC il MEIC, nel quale convivono persone portatrici di competenze diverse (umanistiche, scientifiche, giuridiche, socio-economiche, politiche ecc.) potrebbe offrire alcuni momenti di approfondimento culturale sulle grandi questioni emergenti, dall’ecologia alla rivoluzione digitale e alle discussioni sul fine vita, sull’etica sessuale e sui modelli di famiglia; eventualmente anche aiutando i soci a recuperare una memoria attiva della storia del laicato cattolico (impegnato nella Chiesa e nella società) e dell’AC, riallacciando quel dialogo (che non deve essere strumentale) tra cristiani impegnati nelle strutture ecclesiali e cristiani impegnati in politica che si è sfilacciato nell’ultimo trentennio. Occorre ripensare in termini nuovi all’esperienza della scuole di formazione alla politica degli anni novanta e alla più recente scuola di formazione alla dottrina sociale della Chiesa.
Pensiamo infatti che sia opportuna una più accurata formazione del laicato in materia di dottrina sociale cattolica: nel rispetto del pluralismo politico dei cattolici, è necessario fornire ai credenti impegnati nel sociale e nella politica gli strumenti per discernere quali proposte politiche siano più conformi allo spirito del Vangelo e per essere “lievito” del dibattito socio-politico. Il cristiano non può essere infatti un mero difensore dello status quo ma, in forza del messaggio di Gesù, deve battersi, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per una società migliore, una società dell’amore, per richiamare le parole di papa Paolo VI.
Per quanto concerne l’evangelizzazione, compito specifico del MEIC è l’evangelizzazione delle culture e degli ambiti professionali, da realizzare con modalità rispettose del contesto multiculturale (e ora anche multireligioso) in cui siamo chiamati ad operare.
Infine riteniamo fondamentale avere nei nostri gruppi un atteggiamento inclusivo: pur avvertendo l’importanza dell’adesione mediante il tesseramento dobbiamo accogliere le persone che non si affacciano nei nostri gruppi e non se la sentono per il momento di aderire formalmente.
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone prassi in questo anno assembleare.
DOMANDE DI GRUPPO
• Con quali tempi e in quali modi curiamo la formazione organica dei responsabili?
Nel MEIC siamo tutti “adulti responsabili” e la formazione è indirizzata a tutti i soci (“autoformazione”). Il presidente tiene costantemente i contatti con il livello nazionale e negli anni scorsi, fino al 2018, ha partecipato costantemente alle Settimane teologiche del Movimento, che rappresentano un momento formativo fondamentale.
• Quando è stata l’ultima volta che abbiamo promosso un momento di formazione nel nostro territorio? Proviamo a pensare alle persone che abbiamo coinvolto, ai criteri di scelta dei contenuti, agli strumenti, alle modalità adottate.
Come MEIC organizziamo incontri mensili, alcuni dei quali pubblici e indirizzati a tutte le persone interessate del nostro territorio. Nella fase organizzativa abbiamo coinvolto spesso altre associazioni, in particolare l’AC diocesana e il MLAC e il Centro di cultura dell’Università cattolica, coi quali abbiamo organizzato nel 2023 un ciclo di tre incontri sull’ecologia integrale e altre iniziative. Ma abbiamo coinvolto anche il gruppo Lucca@Europa (che organizza incontri sull’Europa anche in previsione delle elezioni europee) per l’incontro recente su “L’Europa e i mondi slavi e balcanici” (10 novembre 2023), un tema reso particolarmente attuale anche dalla guerra russo-ucraina.
Nel triennio abbiamo accompagnato il percorso sinodale diocesano con incontri di approfondimento sulla sinodalità, tenuti in modalità mista, e con un incontro col teologo Dianich che ha partecipato al Sinodo.
• Come ci lasciamo formare da/in questo tempo? Quali sono i criteri con cui stiamo pensando oggi la formazione? Proviamo a immaginare un ambito culturale-sociale nel quale l’AC diocesana potrebbe dare un contributo significativo
Come MEIC crediamo che la formazione debba affrontare temi emergenti come l’ecologia, il ruolo delle donne e dei laici, l’intelligenza artificiale (su cui stiamo programmando un incontro insieme alla Sezione lucchese della Società filosofica italiana). Al nostro interno abbiamo competenze diversificate che potrebbero essere utilizzate anche dall’AC. E vorremmo che l’AC riprendesse con altre modalità un percorso di formazione all’impegno sociale e politico già avviato anni fa e poi interrotto: la caduta di livello della classe politica e la posizione marginale dei cattolici nell’attuale scenario rendono necessario un impegno in questa direzione.
Esercizi
• Parola: proviamo ad interrogarci su alcuni temi o momenti di vita comunitaria particolarmente significativi e rileggiamoli attraverso il Vangelo. Insieme continuiamo a interrogarci sulle sollecitazioni che vengono dalla Parola e a promuovere luoghi di ricerca condivisa anche con gli amici di altre realtà ecclesiali.
Crediamo che occorra riprendere una formazione biblico-teologica robusta (non solo nella forma della “lectio divina”) e che la lettura degli Atti degli Apostoli (che ci mostrano il lavoro apostolico di Paolo e dei suoi collaboratori laici) possa aiutarci a ripensare la vita delle nostre comunità inserendo in essa forme nuove di ministerialità laicale, valorizzando gli incontri di dialogo ecumenico e sollecitando le altre associazioni laicali a iniziative comuni (la marcia della pace del 1° gennaio non è sufficiente come momento comune).
• Ascolto: l’ascolto parte dalle attese di chi abbiamo accanto. Proviamo, quindi, a elaborare degli strumenti per realizzare un ascolto più profondo della vita delle persone nei loro ambienti di vita (promuovendo l’esperienza di MSAC, MLAC, MEIC, MIEAC, FUCI).
Crediamo che occorra prestare maggiore attenzione al modificarsi delle condizioni in cui si svolgono le professioni (di insegnante, medico, giurista ecc.) e alla professionalità delle persone, valorizzandola nei nostri gruppi. Come posso fare sintesi tra fede e vita nel mio lavoro? Cosa posso offrire alla comunità cristiana partendo dalle mie competenze culturali e professionali? Ci sembra importante riflettere su questo. Il MEIC ha tradizionalmente prestato attenzione alle professionalità, e ora questo dovere è ancora più urgente in quanto molte delle associazioni laicali cattoliche sono in crisi.
• Missione: lasciamo che la Parola che ci ha interrogati sia fonte di riflessione per tutti.
Proviamo a proporre iniziative di rilevanza pubblica insieme ad altre associazioni culturali, politiche, sociali ecc. per confrontarci e mettere in atto programmi concreti.
Crediamo che sia urgente organizzare nel corso dell’anno pochi ma significativi incontri pubblici su temi di grande rilevanza come le crisi internazionali (guerra in Ucraina e in Terrasanta), le implicazioni dell’intelligenza artificiale, la questione demografica, insieme ad altre associazioni cristiane e anche non cristiane. In parte lo abbiamo già fatto per il tema ecologico. Questi incontri vanno preparati bene per non disperdere energie e magari scoprire che un’altra associazione ha organizzato nello stesso periodo un incontro sullo stesso tema.Purtroppo a Lucca c’è una proliferazione di gruppi molto autoreferenziali e si fa molta fatica a progettare un percorso comune.
L’AC e i suoi movimenti dovrebbero fare da “capofila” per promuovere iniziative condivise.
4 - “ PERSONE E COMUNITA’ ’”
Il desiderio di relazioni significative coinvolge ogni persona in ogni contesto di vita. Un’associazione moderna risveglia, raccoglie e coltiva i desideri di socialità, accompagnando la crescita personale di tutti e di ciascuno, in un disegno di
comunità umana, solidale e sostenibile, che produce benessere per tutti, aperta alla spiritualità e fatta di relazioni intense.
L’impegno individuale e collettivo può contribuire a custodire e far crescere una comunità inclusiva, che abbia una particolare attenzione nei confronti di tutte le espressioni di povertà.
Il “cambiamento d’epoca” in cui stiamo vivendo tocca anche la realtà della parrocchia, che - nonostante le molteplici sfide - desideriamo continui a essere il volto della comunità credente nel territorio, chiamata a celebrare, accogliere e condividere. Come associazione rinnoviamo l’impegno a dare il nostro peculiare contributo per rinnovarne la vita comunitaria e lo slancio missionario. Occorre, allora, allargare gli orizzonti, come Chiesa che “sta sulla soglia” in quanto
comunità che valorizza gli ambiti dell’aggregazione e della vita delle persone in tutte le sue sfaccettature. Sogniamo una Chiesa che possa essere casa per tutti.
LAVORO ELABORATO DAL GRUPPO AC DI VIAREGGIO
Un’AC moderna risveglia, raccoglie e coltiva i desideri di socialità, accompagnando la crescita personale di tutti e di ciascuno in un disegno di comunità umana, solidale e sostenibile.
L’AC è CASA PER TUTTI?
(mini attività: compila un tuo personale acrostico, rispondendo alla domanda)
A
C
C
A
S
A
P
E
R
T
U
T
T
I
Riflettiamoci insieme e, a partire da queste sollecitazioni, proviamo a tradurli in buone prassi in questo anno assembleare.
DOMANDE DI GRUPPO
Risvegliare nell’associazione e nelle nostre comunità l’attenzione a tutti, nessuno escluso; la ricchezza della diversità è un valore aggiunto: è possibile tutto questo? Come “raggiungere” il più lontano?
Promuovere iniziative, incontri, dialoghi tra le persone per raccontare e raccontarsi per superare fragilità e o bisogni: l’Azione Cattolica può farsi lievito nella vita della comunità?
Valorizzare il “sentirsi associazione” a servizio della collettività: memoria, formazione e passione, tre “ingredienti” essenziali per la ricchezza della nostra laicità. Siamo essere all’altezza della nostra vocazione laicale e della nostra bella storia associativa?
• Come, in particolare, dare sempre maggiore spazio a un rinnovato dialogo tra le persone e le generazioni?
• Quali forme di ritrovo e condivisione tra credenti dobbiamo implementare per una comunità solidale e inclusiva?
• In che modo contribuiamo a costruire una Chiesa missionaria e accogliente che accompagni anche coloro che si spostano per motivi di studio e di lavoro? L’associazione, in questo senso, come può continuare a sperimentare pratiche creative per valorizzare i percorsi di formazione per le persone in mobilità?
ESERCIZI
• Parola: proporre inediti e/o rinnovati esercizi di ascolto della Parola e della vita in contesti diversi dalle mura parrocchiali valorizzando la rete dei legami dell’AC per chiamare e accompagnare le persone, anche quelle che non hanno consuetudine con la frequentazione dei luoghi ecclesiali. Contaminare con lo stile sinodale i diversi ambienti ecclesiali e sociali.
• Ascolto: favorire un “censimento” dei soci e dei simpatizzanti “più mobili” ovvero spesso in viaggio, divisi in luoghi diversi per famiglia, lavoro e studio. Si può favorire un ascolto delle loro vite e l’articolazione di una proposta che offra loro stimoli e possibilità di collegamento.
• Missione: intervistare persone di età diverse sul “bisogno di comunità” e sulla propria “appartenenza alla comunità dei credenti”. Si potrebbero scegliere tre domande semplici come: «Qual è l’obiettivo più importante per migliorare la comunità in cui vivi?»; «Quali sono almeno tre caratteristiche del gruppo con il quale vorresti provare a perseguirlo?»; «Qual è il passo della Parola di Dio che più ti richiama alla tua appartenenza alla comunità cristiana?»